L’anno che verrà: riflessione del dirigente sul Natale

Ai docenti

Agli studenti/Alle famiglie

Al personale ATA

 

Oggetto: riflessione per l’anno che verrà.

 

Ci apprestiamo a festeggiare due giornate, il 25 dicembre e l’uno gennaio, il Natale e il Capodanno, che per la nostra storia e tradizione esprimono il comune bisogno umano di una nascita, personale e collettiva, che si rinnova, con l’auspicio ogni volta che il tempo che viene possa essere migliore, sorretti – credenti e laici- dalla fiducia nella figura reale di Cristo e/o nelle nostre umane capacità.

E’ stato così fino allo scorso anno, fino a quando non siamo stati sopraffatti dalla diffusione globale del virus, che sta inesorabilmente modificato condizioni e stili di vita di singoli, Stati, popolazione mondiale.

Nei mesi scorsi ,durante quella che adesso viene chiamata la prima ondata, dinanzi a ciò che stava avvenendo con le tante e troppe morti solitarie, abbiamo detto e ripetuto che ne saremmo usciti migliori e che nulla avrebbe potuto essere come prima, avviando una sorta di resistenza “ non organizzata”, come è stato, ad esempio, per le scuole che, in brevissimo tempo, hanno avviato -con l’impegno straordinario in primo luogo dei docenti- l’insegnamento a distanza.

 

Abbiamo quindi vissuto – singoli ed istituzioni- la parentesi estiva nell’illusione – ingenua, consapevole?- che avremmo potuto riprendere la nostra cosiddetta esistenza normale, come se fossimo ritornati nel tempo pre Covid, la cui assenza / presenza scansiona i tempi della vita – pre, durante, post- a significare anche nel linguaggio la mutazione che stavamo e stiamo vivendo.

Così non è stato ed ora dentro la seconda ondata , come ho ascoltato da docenti e studenti negli incontri dei recenti Consigli di classe, mi sembra che prevalgano i sentimenti della paura e della rassegnazione, nonostante le prospettive di progressiva fuoriuscita dalla pandemia, che si aprono con la preparazione dei vaccini .

Dovremo quindi richiamare a noi stessi l’appello iniziale – “nulla come prima”- per renderlo e trasformarlo da “ grido emotivo”, come quando esponevamo le bandiere e cantavamo l’inno nazionale, in un impegno comune alla responsabilità razionale.

 

Provo a rappresentarmi questo passaggio ponendo in relazione la scena della preghiera di papa Francesco solo nella piazza S.Pietro ( quello che un nostro alunno ha chiamato Il silenzio fiducioso della Piazza di San Pietro) al suo recente messaggio contenuto nell’enciclica Fratelli tutti.

Qui potremmo ritrovare tante ragioni – credenti e laici- per riesaminare, rivedere, reinterrogare quell’appello, per rimettere in discussione il prima e il dopo. Sono questioni che chiamano fortemente in causa per un verso ciascuno di noi per ruoli e convinzioni e per altro i sistemi sociali – le istituzioni, la politica, l’economla cultura-. Basti solo considerare la questione della direzione e del senso che l’Europa ,ed in essa l’Italia, vorranno e sapranno dare nel programma Next generation EU alle scelte economiche e civili per i prossimi decenni con al centro il tema nevralgico della transizione ecologica.

In questa delicata opera di recupero della fiducia in sé stessi e negli altri , “per continuare a sperare” , come cantava anni fa Lucio Dalla-, la scuola – luogo di incontro e di confronto tra adulti educatori e giovani- in presenza, come desideriamo, e a distanza, come siamo stati obbligati dalla situazione straordinaria, ha svolto e continuerà a svolgere un arduo lavoro di guida, di accompagnamento e di sostegno, anch’essa posta dentro le trasformazioni dettate dalla lunga emergenza ed anch’essa chiamata a rinnovarsi , specie nei metodi .

Potremmo quindi rinnovare nell’occasione delle nascite del 25 dicembre e dell’uno gennaio l’auspicio della trasformazione personale e comune con le parole conclusive del musicista sopra citato: …“io mi sto preparando, è questa la novità”.

Caltanissetta, 15-12-2020 il dirigente scolastico ( Vito Parisi )